martedì 8 settembre 2009

Intervista di Antonio Rugolo di Empedocle70 parte prima



La prima domanda è sempre quella classica: come è nato il suo amore e interesse per la chitarra?

Mio padre ha sempre suonato per diletto la chitarra e quindi in casa ci sono sempre state chitarre con cui giocare, dallo strimpellare alcune canzoni popolari al decidere di studiare la chitarra classica il passo è stato breve.

Lei si è diplomato al Liceo Musicale “G. Paisiello”di Taranto, studiando con Pino Forresu, che ricordi ha di quel periodo e della sua esperienza come studente?

Ho il ricordo di un periodo felice, sereno, dove studiare chitarra era un motivo in più per sentirmi un ragazzo realizzato, ben inserito nei contesti più disparati: in quei dieci anni la chitarra è stata una compagna fedele ovunque andassi, non ricordo nessun viaggio nessuna gita, nessuna serata in spiaggia in cui la chitarra non fosse il collante tra me e tutti quelli che mi circondavano.
In quegli anni, inoltre, in Conservatorio il percorso non è stato quasi mai in salita grazie anche alla sensibilità del M° Forresu che mi ha aiutato nei momenti difficili in cui coniugare lo studio della musica con i normali studi al Liceo Scientifico diventava di difficile gestione.


Con che strumenti suona?

In questi ultimi anni sto suonando quattro strumenti dei liutai italiani Roberto de Miranda e Luigi Locatto. Dal 2006 suono sia in concerto che in disco una de Miranda in cedro. Il mio primo disco “Guitarreo” invece l’ho inciso con una Locatto del 2000 in abete modello Simplicio. Nel 2008 de Miranda ha costruito per me una chitarra quintina in cedro che utilizzo con il quartetto Santórsola. Ho inoltre una copia Panormo costruitami da Locatto nel 2007 che utilizzo per il repertorio ottocentesco.
Per tantissimi anni ho suonato anche una Kohno 30 J che credo sia stata molto importante per la mia formazione sia di musicista che di chitarrista. Ora la possiede un mio alunno Francesco che “purtroppo” ha deciso di fare il medico………….


La sua carriera discografica è iniziata in modo brillante nel 2004 con il bellissimo Guitarreo e proseguita nel 2006 con Guido Santórsola, un altro disco eccellente. Come è iniziato il suo rapporto con la Stradivarius e come mai la sua scelta verso il repertorio sud americano e verso autori particolari come Ginastera e Santórsola?

In primo luogo La ringrazio per il “bellissimo Guitarreo” ed “eccellente Santòrsola”. Il rapporto con la Stradivarius è iniziato in modo molto semplice. Ho lavorato per due anni ad un progetto originale e di un certo rilievo storico (in Guitarreo c’è la prima incisione dell’opera completa di Carlos Pedrell) in collaborazione con il M° Angelo Gilardino, che sento di dover ringraziare per la sua generosità intellettuale e per aver scritto le splendide note di copertina del disco, ed insieme al M° Frédéric Zigante con cui abbiamo costruito l’intero lavoro passo dopo passo. Ho così inciso il master ed ho aspettato che la direzione artistica dell’editore lo ascoltasse; il riscontro è stato subito positivo e da lì a poco ci siamo accordati per la pubblicazione.
Dopo il diploma ho studiato per dieci anni con Frédéric Zigante ed è stato lui a vedere in me un potenziale interprete di tutta quella musica del’ 900 che è riuscita a filtrare la tradizione popolare attraverso l’evoluzione storico-culturale del linguaggio. Così dopo aver affrontato molti dei capisaldi della letteratura chitarristica, ho incominciato il lavoro sulla Sonata di Alberto Ginastera e sulla musica di Carlos Pedrell e di Guido Santórsola incontrando subito nel loro linguaggio, una forte sinergia di intenti comunicativi.

continua domani...

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