venerdì 25 settembre 2009

Intervista con Chiara Asquini di Empedocle70 parte quarta


Luciano Berio ha scritto “la conservazione del passato ha un senso anche negativo, quanto diventa un modo di dimenticare la musica. L’ascoltatore ne ricava un’illusione di continuità che gli permette di selezionare quanto pare confermare quella stessa continuità e di censurare tutto quanto pare disturbarla”, che ruolo possono assumere la musica e i compositori contemporanei in questo contesto?


Il senso di “disturbo” nasce spesso dall’ignoranza e anche dal fatto che si è sempre meno disposti a “fare uno sforzo”…si vuole tutto e subito e in maniera semplice. Non so che ruolo esattamente possano assumere i compositori in questo senso, ma so che gli interpreti, coloro che sono il tramite tra il compositore e il pubblico, hanno e possono avere un ruolo fondamentale.
Mi spiego. Ho sentito concerti di musica contemporanea che erano di una noia micidiale persino per me e questa noia era assolutamente indipendente dal programma che veniva eseguito, ma io me ne rendo conto…una persona che va a sentire un concerto del genere e che non ha i mezzi per vagliare dove arriva l’opera e dove mette le mani (e il cuore, si spera) l’artista è immediatamente portata a pensare che quel tipo di musica sia brutto, a rifugiarsi in cose più note, magari più facili all’ascolto e più immediate nella percezione.
Allo stesso modo ho sentito concerti di musica contemporanea che, pur presentando opere “oggettivamente” poco immediate, erano assolutamente coinvolgenti, energetici, catartici…concerti che davano qualcosa, davano un’energia, creavano un contatto con il pubblico.
Eppure non era “merito” delle opere (ricordo, in particolare, due concerti con effetti sulla mia percezione diametralmente opposti e in cui erano state suonate quasi le stesse opere)… l’interprete, che ha sempre avuto un ruolo importante, forse assume nella musica contemporanea un ruolo decisivo. E’ importante che lui stesso sappia entrare dentro a quella musica, che sappia trovare un significato e lasciare la propria impronta, che sappia trasmettere tutto questo al pubblico, sia esso formato da addetti ai lavori sia non.
Sfatiamo il mito che la musica contemporanea sia fatta solo per persone che “sanno”…
Sono consapevole che le mie parole saranno forti, ma…. Questa è una bugia bella e buona! Un modo per nascondere spesso le proprie mancanze, le proprie lacune, la PROPRIA mancanza di personalità o l’incapacità di trasmettere energia. TROPPO COMODO! E’ troppo, troppo facile così…ed è vergognoso che non solo lo si pensi, ma lo si predichi come Verbo! Se con questo tipo di repertorio non sai trasmettere qualcosa…forse è il caso che cambi repertorio! Almeno con il tempo si otterrà l’effetto che le persone, la “gente” non assocerà il termine “musica contemporanea” al sinonimo “noioso”.
Ogni brano, ogni repertorio ha bisogno del suo interprete. L’interprete giusto al momento giusto (e con il brano giusto) direi. Forse la musica contemporanea ne ha solo più bisogno di altre. (lo stesso discorso vale, spesso, per il barocco per esempio…)

Come vede la crisi del mercato discografico, con il passaggio dal supporto digitale al download in mp3 e tutto questo nuovo scenario?


A me non sembra una cosa negativa, anzi. Certo con il passaggio all’ mp3, con la facilità con cui si può reperire quasi qualsiasi brano, vedo spesso una sorta di “superficialità” d’ascolto…quasi come se il fatto che sia facilmente reperibile e che i costi di produzione sia abbattuti giustifichi un ascolto non approfondito e acritico dell’opera. Sento dire “ah si, ho quel brano…la registrazione di XY e la registrazione di HG e la registrazione di WE”…chiedere che quella persona poi abbia notato le differenze tra un’interpretazione ed un’altra o che si sia soffermato sul valore delle singole esecuzioni, sembra chiedere troppo. Eppure non dovrebbe essere così. Come internet e come molte altre cose, bisognerebbe solo saper utilizzare il mezzo con “intelligenza” e soprattutto non rapportare (nemmeno inconsciamente) il valore economico del Cd al valore dell’interpretazione. Ergo, se usata in maniera intelligente e non prettamente consumistica, vorace, quasi si azzannasse un piatto di maccheroni…l’era del digitale, dell’mp3 etc. è qualcosa di assolutamente meraviglioso e che può aprire un mondo di possibilità sconfinato. In fondo, basta saper ascoltare…

Ci consigli cinque dischi per lei indispensabili, da avere sempre con se.. i classici cinque dischi per l‘isola deserta…

Cinque sono davvero pochissimi tra cui scegliere, ma indicativamente…
1. Favourite Rachmaninov, Vladimir Ashkenazy…
2. assolutamente non può mancare La Passione secondo Matteo di Bach…io porto sempre con me la versione diretta da Karajan, a volte poco filologica, ma incredibilmente intensa.
3. Queen, Greatist Hits n. 1 e 2: la voce di Freddy Mercury è meravigliosa e i loro brani hanno un’energia potente, sempre, una tensione che anche quando rimane sotterranea si avverte nel profondo.
4. Gli Studi e i Preludi di Chopin suonati da Pollini
5. un Cd con il Kronos Quartett che interpreta Black Angels di G. Crumb e K. Penderecki che dirige Threnody to the victims of Hiroshima

Quali sono invece i suoi cinque spartiti indispensabili?

La musica veramente indispensabile per me non ha bisogno di spartito, perchè la conservo nel cuore… piuttosto i cinque libri indispensabili! Sono una lettrice accanitissima e “vorace”…sceglierne solo cinque per me è veramente difficile…
1. Illusioni di R. Bach: da leggere…illuminante…la potenza incredibile della nostra mente. Mi ha sempre ricordato una frase che Oscar Ghiglia mi disse un giorno a lezione “i limiti sono solo nella nostra mente” . E’ profondamente vero.
2. Lo zen e l’arte del tiro con l’arco di E. Herrigel: “…il giusto atteggiamento spirituale dell’artista quando i preparativi e l’opera, il mestiere e l’arte, il materiale e lo spirituale, il soggettivo e l’oggettivo trapassano senza discontinuità l’uno nell’altro”… ritengo sia un libro illuminante per un musicista, per un artista…
3. Canone Inverso di P. Maurensig…di una forza devastante…
4. Atonement di I. McEwan…sviscera la psicologia dell’animo umano con una scrittura chiarissima…
5. Le Poesie di Nazim Hikmet e Salvatore Quasimodo


Con chi le piacerebbe suonare e chi le piacerebbe suonare? Che musiche ascolta di solito?

Possiamo resuscitare J. S. Bach?!?! (e Schumann, Brahms e Rachmaninov???) Avrei voluto collaborare con Fausto Romitelli, che è stato un genio assoluto... ed ora è impossibile... ma di sogni nel cassetto (tutti da realizzare) ce ne sono tanti; vorrei essere diretta da Pierre Boulez, mi piacerebbe suonare con David Harrington e il Kronos Quartet e vorrei suonare opere di Solbiati, Pisati, Reich, Scelsi, Kurtag...Kagel è morto l'anno scorso e sarebbe stato un sogno collaborare con lui...e ancora, Lachenmann e Crumb...ce ne sono davvero tanti!
Che musiche ascolto di solito? Bella domanda! Di solito ascolto...musica! Generalmente classica (dal rinascimento-barocco al contemporaneo), spessissimo Queen, Muse...ogni tanto musica indiana...più di rado jazz e blues...


Quali sono i suoi prossimi progetti? Su cosa sta lavorando?

Al momento ho appena dato la prova finale del Biennio ad indirizzo interpretativo al Conservatorio di Trieste e ne sono soddisfatta, ma non ci si ferma mai e mi sono già messa a studiare brani nuovi: i cinque Impromptus di Bennett e la Fantasia Elegiaca di Sor…continuando con le Variazioni sulla Follia di Ponce che ho appena suonato alla mia tesi e che sono un brano che non si “esaurisce” assolutamente mai. E poi sto cercando casa a Berna e questo è un lavoro a tempo pieno!

Consigli da dare?

Consigli no…non sono nella posizione per darli e non amo farlo, ma ho una preghiera, per la giovane generazione, giovani musicisti della mia età o più giovani: “abbiate sempre la forza e la tenacia di continuare a credere e a combattere per i vostri sogni”.


Grazie Chiara e in bocca al lupo!

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