giovedì 23 luglio 2009

Intervista con Marco Valente, responsabile della casa discografica indipendente Auand, parte seconda di Empedocle70


Che rapporti hai con i tuoi musicisti? Come scegli gli esordienti da stampare con la tua etichetta?

Con ognuno ho un rapporto diverso. Non sono un produttore despota, di quelli che si fanno sentire in fase di produzione e che riescono avvolte persino a snaturare un artista (penso ad esempio al disco ECM della Italian Instabile Orchestra, un disco dal carattere troppo Eicheriano per quella formazione). Mi piace essere in studio (quando posso) per assistere al momento creativo e supportare in tutti modi i ragazzi ma non interferisco nelle scelte se non mi viene espressamente richiesto. Ciò non vuol dire che mi accontenti o che pubblichi qualunque cosa. Alla base di ogni progetto c'è una scelta mai casuale. La scelta di sposare una filosofia di base, un approccio musicale di un certo taglio, mai accomodato su percorsi già scritti. Per quanto riguarda gli esordienti basta la mia curiosità. Ascolto molto sia dal vivo che demo. La scelta è difficilmente spiegabile a parole. Ricevo molto materiale di ottima qualità ma difficilmente ascolto qualcosa di realmente particolare, che mi faccia venire voglia di documentarlo. Quando accade diventa un oggetto nero/verde con una manina.


Ho trovato particolarmente bello il disco realizzato con Paolo Angeli e Antonello Salis, come è nata l’idea di questa registrazione e di realizzare questo disco?

E' un disco nato registrando diversi live e cercando di estrapolare dei frammenti che contenessero tutta l'energia che il duo riesce ad esprimere dal vivo. Un duo travolgente, dove la chitarra sarda preparata di Angeli si fonde alla perfezione con uno dei più grandi improvvisatori europei, stimatissimo ovunque. Due sardi doc frullati e serviti freddi!

Parlaci del rapporto che hai instaurato con internet e col downloading e se credi che i due fenomeni abbiano cambiato il jazz e il modo in cui si produce e si ascolta la musica.

Ho iniziato a navigare nel 1996 con un modem 14,4... i siti erano grigi e lentissimi. La prima cosa che cercai su Altavista (allora il più importante motore di ricerca) fu Ornette Coleman, poi provai con Enrico Rava e non venne fuori nulla. Fu così che pochi mesi dopo naque www.ijm.it, il primo portale sul jazz italiano da me messo a punto nel febbraio del 1997. Attraverso quel portale ricevevo richieste da tutto il mondo per contattare gli artisti di jazz italiano, seguitissimi in tutto il mondo. Tra le richieste molte riguardavano la reperibilità dei loro CD e così nel 1999 naque anche Jazzos.com, il più grande portale di CD, DVD, LP e libri dedicato al jazz italiano e internazionale. Ad agosto compie 10 anni e rappresenta un punto fermo per tutti gli appassionati. Nonostante queste mie esperienze di fusione tra il jazz e internet non vedo di buon occhio il downloading. Scaricare gratis è a tutti gli effetti un reato. E' come entrare in un cinema o in un teatro e pensare di non pagare il biglietto. Impensabile! Scaricare a pagamento ti priva del piacere feticistico dell'oggetto, già in passato ridimensionato dal vinile al compact. Per di più l'ascolto degli mp3 in impianti di scarsa qualità farà perdere all'ascoltatore medio gran parte del piacere. Le nuove generazioni, già mal abituate ad avere tutto gratuitamente, non sapranno distinguere una buona registrazione da una cattiva, il legale dall'illegale... chissà se riusciranno almeno a distinguere la musica buona da quella cattiva.

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