lunedì 27 aprile 2009

File Under Culture&Art 1.0.2


"Tutto il processo economico è quindi un problema di scelte: scelte da parte dei consumatori e scelte da parte dei produttori. In ultima analisi le scelte si impongono perché le risorse sono limitate rispetto ai desideri." Carlo Maria Cipolla (1922-2000), storico economico italiano


Chi si occupa di marketing lo sa bene: man mano che le civiltà invecchiano, una crescente proporzione di tempo e attenzione è dedicata a cose che non siamo obbligati a fare, sempre più prodotti, attività e gruppi di persone vengono definiti in base a particolari scelte stilistiche (segmentazione del mercato). Abbiamo bisogno del superfluo: è come se la nostra attenzione, qualora sia lasciata libera di allontanarsi dall'estremità imperativa del continuum, esplori sempre più quella non necessaria.

La mia domanda allora è: "Cosa stiamo facendo qui?". Posso capire perché ha senso creare un oggetto tangibile (una macchina, un paio di occhiali): sono il prolungamento diretto dei nostro corpo fisico, rendono la vita più controllabile. Ma se chiedete alla maggior parte delle persone perché facciamo tutte le altre cose, otterrete difficilmente una risposta chiara. Vi risponderanno: "E’ bello, non trovi? A me piace". OK, è bello e piace anche a me ma che cosa, di fatto, ci piace? Sarebbe fin troppo banale dire che è il modo in cui certe cose sono state fatte, la particolare armonia delle linee, dei co­lori e delle strutture. Ciò presume che noi per qualche motivo preferia­mo alcune disposizioni di elementi rispetto ad altre e ovviamente è così. Ma questo non ci porta affatto lontano. Per quale motivo preferiamo alcune disposizioni di elementi rispetto ad altre?E’ perché alcune disposizioni sono "migliori", intrinsecamente più soddisfacenti di altre? Vale a dire, tutto questo ha a che fare non con noi ma con il fatto che quelle disposizioni partecipano a qualche qualità al di fuori della nostra mente? Questo è quanto ha presupposto la gran parte della Storia dell'Arte: che noi rispondiamo a certi elementi consi­derandoli "belli" perché in qualche senso "contengono" la bellezza. La bellezza è “là fuori”... che è diverso dal dire che quelle cose fanno sorgere in noi un senso di bellezza. C'è in questa teoria l'asserzione che la bellezza è già nell'opera e noi aspiriamo a coglierla... La parola stessa "cogliere" implica questo: che c'è già là fuori qualcosa che aspetta di essere colto.

Così ci sono state numerose teorie sulla combinazione dei colori, sulla sezione aurea e sulle magiche disposizioni di linee cui si presumeva che gli umani rispondessero con particolare forza.....

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