martedì 24 giugno 2008

Arvo Part: Pro et Contra, Virgin Classic di Gianluca Cavallo



Il primo periodo di vita artistica del compositore èstone Arvo Pärt (1935) è caratterizzato dalla sperimentazione nel campo della musica seriale. I principali lavori di questo periodo sono 3 sinfonie (1963-71) e Pro et contra, concerto per violoncello e orchestra del 1968. Mi soffermerò su quest’ultimo pezzo e sulle prime due sinfonie, aggiungendo Collage über BACH, Perpetuum mobile e Meie aed, che sono i brani presenti su questo cd. Il Pro è simboleggiato dall’accordo di Re maggiore che apre il brano e il contra è il caotico assemblaggio dei dodici suoni della scala cromatica, che irrompono subito dopo l’accordo iniziale, per lasciar presto spazio al violoncello solista. Lo strumento viene utilizzato in maniera piuttosto inusuale: dapprima caotici glissandi e poi percussioni sulla cassa armonica interrotti da più o meno lunghe pause di silenzio, seguite da un alternanza di pizzicato e arco. Tutto il Maestoso iniziale non presenta uno sviluppo, ma risulta costituito da brevi frasi, ben orchestrate, che determinano un’atmosfera cupa e inquietante. Il secondo movimento è un brevissimo largo tonale, che torna a rappresentare il pro. L’allegro finale è caratterizzato da una ritmica frenetica e ossessiva del violoncello, che suona vicino al ponticello. E’ il movimento meno convincente e soprattutto il finale tonale, lascia un po’ perplessi. Che necessità c’è di inserire in uno stesso concerto due anime così diverse e opposte come la tonalità e la dodecafonia? E’ senz’altro un’espediente originale, ma che lascia un po’ l’amaro in bocca ed è indice di un’ironia fine a sé stessa. La Sinfonia n. 1, anche se cronologicamente precedente, è sicuramente più interessante. L’esordio invita all’ascolto con una ritmica incalzante suonata dagli ottoni e dai timpani, ai quali si aggiunge poi un charleston, facendo di quell’introduzione un pezzo quasi rock. Il tutto poi si articola e sviluppa in una scrittura contrappuntistica di notevole interesse. L’energia polifonica di questa sinfonia è un omaggio al pensiero contrappuntistico del suo insegnante di conservatorio di Tallin, il compositore Heino Eller(2). L’orchestrazione risulta davvero geniale e il brano nel suo complesso enormemente godibile, anche dai meno appassionati di questa musica. La serie dodecafonica viene trattata brillantemente, come si evince dalla flebile melodia del violino solo con cui inizia il secondo movimento. Il caos che qui è appena accennato, trova tutto il suo sfogo nel Perpetuum mobile, brano che presenta il paradosso del minimalismo dodecafonico, essendo ridotto ad un gigantesco e cataclismatico climax prodotto dalla sovrapposizione graduale di ritmi e note che costruiscono un vibrante cluster che si sbriciola alla fine del brano. L’esperienza di questo brano Pärt si guardò bene dal ripeterla, ma certo rivela la sua grande capacità di orchestratore devastante e convincente, come dimostrò il successo avuto durante la prima esecuzione del brano, al festival di musica contemporanea dell’Autunno di Varsavia nel 1964(3).Il Collage über BACH è, a mio avviso, il brano peggiore di tutto il disco. Si apre con una Toccata per archi, con un inizio tonalissimo, attaccato dopo alcuni secondi dalle dissonanze. Il risultato armonico nel complesso è buono, ma il lavoro è poco soddisfacente e un po’ banale. Il secondo movimento, una Sarabanda, è un arrangiamento di quella in Re minore della sesta Suite inglese di Bach. L’apertura è affidata ad una melodia effettuata dall’oboe, con un’orchestrazione scarna e leggera, promettente qualcosa di buono, ma non è così. Dopo circa trentacinque secondi irrompe un cluster orchestrale (con tanto di pianoforte). Così per tutto il brano: un po’ di Bach, un po’ di cluster. Penso che sia il peggior modo di fare ironia, se questo vuole essere, e comunque il risultato musicale è decisamente infimo e denigrante nei confronti della genialità del compositore tedesco. L’ultimo movimento è un Ricercare suonato dagli archi e ben riuscito: la scrittura è buona anche se sicuramente non riesce a salvare l’intero Collage ed è comunque inferiore agli altri lavori del disco. Meie aed (Il nostro giardino) è una spassosa cantata, in cui le voci femminili sono ben accompagnate da un’orchestrazione chiara e brillante. Al buonumore trasmesso dall’incipit del primo movimento, si contrappone una parte centrale più cupa e tesa, di grande effetto che può, forse, risultare un attacco ironico finalmente riuscito nei confronti dell’ «ordine precario del giardino sovietico»(4). Particolarmente degna di nota è la dolce melodia cantabile che inizia il secondo movimento (Andantino cantabile), che assomiglia quasi ad una cullante ninnananna.Conclude il disco la Sinfonia n. 2, nella quale la dissonanza è spinta ai massimi livelli. Nonostante questo, è possibile individuare in alcuni passi delle melodie e addirittura dei centri tonali, sotto i tremoli e gli sforzati di una parte dell’orchestra. Compare persino uno strumento nuovo: una batteria di giocattoli per bambini, di quei pupazzetti che quando schiacci fanno rumore. Questo elemento determina l’alone di aleatorietà cosparso lungo tutta la sinfonia, che supera di molto il pro et contra. Infatti qui, la tonalità è parte integrante del brano, senza la quale non potrebbe sussistere; cioè non si presenta come contrapposizione fine a se stessa come in alcuni altri brani, ed è inserita magistralmente. La parte tonale più articolata è costituita da una melodia tratta dall’ Album per l’infanzia di Tchaikovsky(5), che lascia interpretare la sinfonia come una dimostrazione della caducità di ogni speranza giovanile, in un mondo incerto e precario, e l’irruzione dell’ultimo attacco dissonante, che interrompe improvvisamente la melodia, né è la rappresentazione. La melodia ritorna, pacata, a finire il brano, suggerendo l’immagine di un uomo che ricorda a sé stesso quanto tutto sia stato solo illusione.

Ecco la tracklist completa del disco:

Pro et contra Concerto per violoncello e orchestra

1 Maestoso
2 Largo
3 Allegro

Sinfonia n. 1 Op. 9 ‘Polyphonic’

4 Kaanonid
5 Prelüüd ja Fuuga

Collage über BACH per archi, clavicembalo e pianoforte
6 Toccata : Preciso
7 Sarabande : Lento
8 Ricercare : Deciso
9 Perpetuum mobile Op. 10 per orchestra

Meie aed (Il nostro giardino) Op. 3 Cantata per coro di voci bianche e orchestra
10 Allegro
11 Andantino cantabile
12 Allegro
13 Moderato – Allegro

Sinfonia n. 2

14 sem. 104-120
15 min. 112
16 sem. 48-60

Truls Mørk, violoncello (1-3)
Ellerhein Girls’ Choir (10-13)
Tiia-Ester Loitme,
direttore Estonian National Symphony Orchestra
Paavo Järvi

(1) Le note che seguono sono tratte dal testo di David Nice, presente nel booklet del cd. Ho sfruttato la traduzione francese di Tennis Collins ed è quella che riporto. Il cd è pubblicato dalla Virgin Classics (563027)
(2) «L’énergie polyphonique de la symphonie était également un hommage à la pensée contrapuntique de son professeur au Conservatoire de Tallin, l’éminent compositeur Heino Eller.»
(3) «(…) une expérience que Pärt prit soin de ne pas répéter, mais dont l’habilité orchestrale dévastatrice est confluante, comme en témoigna l’accueil enthousiaste reçu au Festival de musique contemporaine d’Automne de Varsovie en 1964.»
(4) «Bien de choses viennent ici a troubler l’ordre précaire du jardin soviétique.»
(5) «l’ Album pour enfants pour piano de Tchaikovsky de 1878.»
Gianluca Cavallo

Nessun commento: