lunedì 19 maggio 2008

Variazioni di stile su una favola di Esopo, parte terza

Limerick

Una colomba di Santhià
decantava la sua fertilità.
E una cornacchia a lei:
"Tu cresci schiavi, io ne piangerei!"
Povera stupida colomba di Santhià
.

Hay-kay

Una cornacchia:
"La colomba si gloria
di figliar servi!"


Asclepiade seconda

D'esser prolifica hai da compiangere
povera piccola colomba stupida.
Ecco, ai tuoi pargoli solo una trappola
dove languire dedichi.

Così l'indomita cornacchia irandosi
vuole deridere le lodi innumeri
che l'altra prodiga non risparmiandosi
per esser tanto fertile.


Sonetto

(dalla parte della colomba)

Sempre odiosa mi fu quella cornacchia
ch'ora mi parla con voce sgraziata
che s'io non fossi ammodo e costumata
ben volentieri le farei pernacchia.

Pensate, per invidia essa si macchia
di vil delitto, di odiosa bravata,
poi che dispregia la mia cucciolata
e con malignità ne parla e gracchia.

Con qual pretesto misero ed osceno?
Ch'io vivo tutto l'anno in prigionia
e non in cielo libero e sereno...

Ma questa -santi numi!- è casa mia:
che popoli, se può, l'arcobaleno
e lasci a me di popolar la stia.

Sonetto

(dalla parte della cornacchia)

Colomba mia, ben che 'l parlar sia indarno
-ben me n'avvedo omai, con umiltate-
non per invidia, no, ma per pietate
ti parlo ancora in modo schietto e scarno.

Piuttosto affogherei in mezzo all'Arno
che viver come te, dietro le grate,
e le presenti ore e le passate
veder fuggire, come suoli, indarno.

Sol chi libero nasce, amica mia,
sa della vita il suono ed il colore,
e anco il puote insegnar s'altri lo vuole.

Per ciò mi preme 'l cor Malinconia
a vederti allevar con tanto amore
altri poveri ignavi sotto il sole.

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