martedì 1 gennaio 2008

Su Giullaresque ed altro: musica modale (e neo-modale) di Fausto Bottai - parte terza

Però, una volta ‘seppellito’ il tonalismo, bene, possiamo anche.. ‘resuscitarlo’.. Mi spiego meglio: per definire l’intera parabola dell’evoluzione musicale occidentale dal Medioevo ai nostri giorni, qualcuno ha proposto l’uso del termine ‘sistema modale-tonale’. (Con questo termine si intende anche alludere ad una musica in qualche modo distinta e contrapposta rispetto a quella caratteristica di alcune correnti contemporanee, più coerentemente definite post-tonali). E’ implicito, usando una simili terminologia, l’intenzione di ricomprendere in un percorso percepito ora come unitario, fenomeni di cui erano stati messi in rilievo precedentemente soprattutto differenze e contraddizioni. Naturale, quando si cambia il punto di vista e si osservano le cose da una distanza maggiore: da lontano si vedono le montagne, non le valli!

Nella sua ‘Introduzione all’analisi della musica post-tonale’, M.Mastropasqua definisce tre ‘tipi ideali’ di musica post-tonale: sospensione tonale, neotonalità, atonalità. Tralascio di entrare in questi dettagli per non appesantire il discorso in modo insopportabile. Basti dire che le considerazioni che risultano più interessanti dal nostro punto di vista (relativo alla musica neomodale), sono quelle che riguardano la c.d. neotonalità. Mastropasqua parla di ‘materiali armonici tradizionali’ che hanno perso la loro antica funzionalità; e ancora di ‘aggregati che hanno un effetto di stabilità, ma non sono caratterizzati dalla successione cadenzale dominante-tonica’..

Di queste cose, in realtà, avevo già parlato, come forse ricorderete. Ma c’è un ulteriore elemento, di cui dirò fra poco, che serve a meraviglia a tracciare il confine fra due diverse ‘concezioni’ della musica. Con il termine neotonale, si badi bene, viene comunque definita una corrente musicale ‘post-tonale’. A un brano come Giullaresque o simili, per es., non sarebbe appropriato attribuire una simile definizione… Dove sta la differenza? Una delle leggi della musica post-tonale ‘sulla quale si può dire esista un consenso generale’ è il fenomeno che è stato definito come ‘integrazione o indifferenziazione tra verticale e orizzontale’ e che consiste nel proporre come materiale armonico non solo le triadi tradizionali, ma anche quegli intervalli ‘tradizionalmente considerati melodici come la seconda e la quarta’.

Ecco, vincolando la nostra musica alle triadi, escludiamo per il momento queste nuove possibilità armoniche e restiamo fedeli all’essenza di quel sistema modale-tonale, di cui parlavamo poco fa.

Che non si identifica più affatto con il sistema tonale ‘classico’ dei secoli XVII e XVIII: quest’ultimo rappresenta infatti non più il culmine, ma semplicemente uno stadio, pur estremamente importante, dell’evoluzione storica complessiva del ‘sistema’. Il quale, in definitiva, ha le sue radici storiche più lontane nell’epoca tardo-medievale in cui gli antichi polifonisti hanno stabilito, dopo una controversia plurisecolare, che gli intervalli di terza erano da considerarsi consonanti! Tutto nasce di lì..

Fatta questa lunghissima premessa, passo finalmente a parlare in modo più concreto di musica, per lo meno nell'accezione di materiale musicale, di 'sistema sonoro'. Devo dire che il punto di partenza dei miei esperimenti non è stato lo studio di strutture modali arcaiche o esotiche, non ho cercato scale stravaganti ed irregolari desunte dalle musiche dei popoli più lontani, nel tempo e nello spazio.. Sono partito, pensate un po’, dal puro e semplice concetto di ottava. O per meglio dire, mi sono semplicemente chiesto: quante sono le scale diatoniche che è possibile costruire all’interno di un’ottava? Nel predispormi ad affrontare tale questione in termini, direi, di matematica elementare.. mi sono accorto che era molto utile ‘definire’ l’ottava come l’intendevano i greci, cioè come sovrapposizione di tetracordi diatonici. Il tetracordo, una successione di quattro note comprese in un intervallo di quarta, costituisce infatti il sistema fondamentale della teoria musicale greca, laddove le note intermedie (note mobili) variano la loro posizione secondo il genere (cromatico, diatonico, enarmonico) e, limitandosi al solo genere diatonico, quello che appunto ci interessa, secondo il 'modo', ovverosia secondo la posizione occupata dall'intervallo di semitono all'interno del tetracordo.

Ci sono tre possibilità:
I)Do-Re-Mi-Fa (semitono fra III e IV grado)
II)Do-Re-Mib-Fa (semitono fra II e III grado)
III)Do-Reb-Mib-Fa (semitono fra I e II grado) cui si deve aggiungere
IV)Do-Re-Mi-Fa# (tetracordo con quarta aumentata)


(..segue..)


Fausto Bottai

Puntate precedenti:

parte prima: http://chitarraedintorni.blogspot.com/2007/12/su-giullaresque-ed-altro-musica-modale.html
parte seconda: http://chitarraedintorni.blogspot.com/2007/12/su-giullaresque-ed-altro-musica-modale_26.html

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